Il bambino e la formica

8 maggio 2022 ore 16.30

IL BAMBINO E LA FORMICA

Ayo è un bambino che non ha mai visto il sole perché lavora in una miniera del Congo, che tutti chiamano il Formicaio. Un giorno una frana lo blocca sotto terra e mentre aspetta i soccorsi incontra Undici una burbera formica dal cuore gentile

Produzione: FORTEMAGGIORE
Regia : Massimiliano Burini
Di: Massimiliano Burini e Giuseppe Albert Montalto
Con: Giulia Zeetti e Andrea Volpi
muppets e supervisione ai movimenti scenici: Marco Lucci
composizioni musicali e suono: Gianfranco De Franco
drammaturgia: Giuseppe Albert Montalto
Fascia d’età: da 4 anni

Ayo è un bambino che non ha mai visto il sole, infatti lavora nel “Formicaio”, una miniera del Congo.
Un giorno durante il lavoro una frana improvvisa lo blocca sottoterra.
Mentre aspetta i soccorsi fa un incontro incredibile e imprevedibile con “Undici”, una formica burbera ma dal cuore gentile. Superata la sua diffidenza verso i bambini, Undici decide di aiutare Ayo ad uscire di lì.
Inizia così un viaggio verso l’alto, verso la conoscenza di se stessi e verso la consapevolezza del loro posto nel mondo, imparando l’uno dall’altro che la vita è un sogno da rincorrere.
LA SCELTA DI UNA FAVOLA
Note drammaturgiche
Nonostante ci sia la tendenza a non fare alcuna differenza tra fiaba e favola e a considerarle sinonimi, in realtà si tratta di termini ben distinti: la favola è un componimento corto composto da poche righe con protagonisti in genere animali dal comportamento antropomorfizzato o esseri inanimati, la trama è caratterizzata da avvenimenti semplici e veloci. La differenza principale tra fiaba e favola è la presenza o meno dell’elemento fantastico e magico, caratteristica peculiare della fiaba e completamente assente nella favola, basata invece su canoni realistici. La nostra è una favola, che ha una morale sottesa e una esplicita. La morale sottesa è che il lavoro non è una peculiarità dei bambini, che lo sfruttamento è un reato e che il sistema globale di reperimento delle risorse minerarie per l’avanzamento tecnologico e l’iperproduttività ai fini del profitto genera morte. La morale esplicita è che i bambini devono sognare, devono giocare, devono poter immaginare il mondo e quello che non c’è.
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